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      L'ambiente ha una grande influenza sugli individui. Anche l'uomo cresciuto nella reggia, nelle tombe penali diventa, a poco a poco, un porco. Dopo due o tre mesi non è più schifiltoso e non si meraviglia più di nulla. Si abitua a mangiare le cose meno mangiative o più repulsive con le mani, a pulirsi le dite nella giacca, a vedersi gli orli delle unghie calcate di sudicerie nere, a lavarsi maledettamente male in un cucchiaio d'acqua senza sentirsi invaso dal malessere, a considerare i pidocchi come amici di casa e a prendere delicatamente le cimici senza contorsioni e travolgimenti d'occhi.
      Se volete convincervi che l'ambiente agisce potentemente sull'individuo, invitate un ex recluso a pranzo. Osservatelo attentamente quando mangia e lo sorprenderete più di una volta in flagrante violazione delle regole più comuni della persona allevata bene.
     
     
      DON DAVIDE ALBERTARIO
     
     
     
      Se il direttore dell'Osservatore Cattolico fosse stato ministro della chiesa anglicana, a quest'ora egli sarebbe padre di una nidiata di figli. Perché le misses non gli avrebbero permesso di consumare la gioventù nel celibato, in un paese ove il servo di Dio prende moglie come qualunque altro mortale.
      Fisicamente è più corazziere che sacerdote. È un bell'uomo alto, spalluto, con un petto che traduce la sua salute di ferro, piantato su due gambe poderose, che fanno tremare le pareti della quinta camerata di Finalborgo quand'egli passeggia conciato o disperato di sapersi un leone in gabbia. La dieta della fame non è riuscita a smagrarlo, o a chiazzargli di lividure le guance voluminose, o a fargli nascere delle rughe sulla fronte.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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