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      - Ci lasceremo tagliare i baffi e indossare l'abito del recluso?
      La Kuliscioff, che Turati vedeva spesso nella stanza dei colloqui speciali, era determinata a sostenere una battaglia in favore dell'abito del condannato politico. Essa aveva già detto al capoguardia che nessuna guardiana avrebbe osato metterle le mani addosso per farle indossare la veste abbominevole della reclusa.
      Federici non ne era molto interessato. Egli diceva che non si disonoravano i condannati politici indossando la toletta del condannato comune. Sono quelli che la impongono loro che si disonorano. La preoccupazione sua era piuttosto se si dovesse lasciare sola la Kuliscioff a sostenere la lotta per l'abito. Valera ricordava che anche i deputati irlandesi, ai tempi delle ultime leggi eccezionali, erano divisi su questa questione. Il più accanito fu O' Brien - l'ex direttore dell'United Ireland. Egli la considerava una grande battaglia politica e la sostenne non lasciandosi svestire che dopo lotte disperate tra lui e gli aguzzini di Kilmainham - prigione di Dublino. Ci vollero otto carcerieri a strappargli la giacca ed il panciotto. E i calzoni, otto giorni. Egli stette otto giorni in cella, in camicia, senza coperta e senza pagliericcio d'inverno, a costo di crepare di freddo e di starnuti.
      Ma poi ha dovuto finire per lasciarsi vestire come gli altri. Mandéville, il quale ha voluto imitarlo, è uscito sconquassato dai pugni ed è morto. E gli altri deputati - Hooper, Sheehy e Carew - che non hanno resistito come O' Brien, dopo il pugilato in carcere, non sono stati più loro.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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