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      La colazione pasṣ nel silenzio. Ciascuno mangiava quello che aveva ordinato senza dire una parola. La sola cosa in comune fu una bottiglia della cassetta che ci aveva inviato il buon Quadrio, direttore della Valtellina di Sondrio. Era un vino eccellente che non bevevamo da un pezzo.
      - Buono, dissi vuotando il bicchiere.
      Nessuno rispose. Pareva avessi detto loro una insolenza.
      Dopo la colazione entṛ il sottocapo con un immenso pacco di lettere e di biglietti di visita e una manata di telegrammi. Si buttarono loro sopra come avari che ricuperino il sacco dei denari che credevano perduto per sempre, e si ingolfarono nella lettura intima senza lasciar trapelare un pensiero dei tanti pensieri che erano loro giunti.
      Le sole cose che riferivano erano i saluti o gli augurii nei quali fossimo compresi tutti od alcuni di noi.
      - Il tale vi saluta tutti!
      - L'Aliprandi saluta anche te, Paolino.
      - Grazie.
      - Il tale augura a tutti buon Natale!
      Tra i tanti telegrammi ricevuti nella giornata ricordo quelli di Bertolazzi, i quali riuscirono a smutriare qualcuno.
      - Buon Bertolazzi!
      - Buonissimo!
      Lungo l'asse che correva al dorso della parete erano parecchi panettoni. Furono essi che incominciarono a dar vita alla conversazione.
      - Che ce ne facciamo? Non possiamo mangiarceli tutti.
      - E se ne dessimo uno ai poveri forzati? I reclusi del maggio ricevono qualche cosa, hanno forse ricevuto tutti qualche cosa. Mentre i perpetui e gli a tempo con la catena, non sono ricordati neppure dai parenti. Chi ha vergogna di loro e chi li dimentica come individui morti.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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