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      Sissignori, ho dato fuori! Dunque, dissi al direttore, mi considerano e intendono trattarmi come un vero delinquente? Sia! La prego però di darmi la carta per scrivere al ministro Pelloux che mi faccia fucilare! Laggiù non si conosce che cosa sia la dignità umana e io gliela farò imparare!!
      Noi ci guardammo tutti in faccia come spaventati. Non lo avevamo mai veduto con gli occhi stralunati e le guance convulsionate dallo sdegno.
      - Calmatevi, don Davide.
      - Anche il direttore dopo avere veduto che mi aveva indignato mi ha detto di calmarmi. Non si è più padroni di sè quando ci si dicono certe cose!
      - Mangiate la minestra che è quasi fredda e passate sopra alle parole che vi possono dire in un luogo come questo.
      - Siete o non siete il 2557? - gli diss'io ridendo e facendolo ridere.
      - Lo sono. E si mise a manducare.
      La novità del giorno di Natale è stata che abbiamo potuto, per la prima volta, mangiare sulla tovaglia candida, avere il tovagliolo candidissimo e servirci dei cucchiai, delle forchette e dei cucchiaini di metallo. Era della roba che ci aiutava a rientrare nella società che stavamo per dimenticare. Mancavano a completare la tavola imbandita i coltelli - arnesi pericolosi per della gente in galera.
      L'allegria era assente. Si iniziò il pranzo con un bicchiere di vino bianco di botte e con del prosciutto tagliato di fresco. Assaggiammo una minestra stata cotta sul fornello della trattoria esterna e attaccammo, con qualche appetito, un tacchino di Filighera e dei polli stati allevati in Liguria, che mandavamo giù tra una forchettata e l'altra di insalata giovine.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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