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      Giungemmo al zabaglione dopo avere vuotate parecchie bottiglie valtellinesi, senza dire una parola che valesse la pena di essere ricordata sul palinsesto della mia memoria.
      Il pensiero dei miei compagni era probabilmente intorno il collo dei loro cari. Chiesi pensava alla sua mamma, Federici alla sua signora e alla sua bimba che spasimava di vedere, don Davide alla sua Teresa, la sorella che lo idolatra e Suzzani a sua madre che nominava sovente.
      Potevamo star su fino alle dieci.
      Alle otto eravamo tutti a letto.
      Chiesi russava maialescamente da dieci minuti.
     
     
      GUSTAVO CHIESI
     
     
     
      Gustavo Chiesi è uscito dalle pagine di Mazzini. Tutto ciò che è regio non entra nei suoi ideali. Tutto ciò che è frivolo non partecipa della sua esistenza. Le sue alte aspirazioni sono per una Repubblica di repubblicani ammodernati dalla vita pubblica.
      In un periodo di specialisti, egli è rimasto l'uomo di una coltura straordinaria. Volgendosi verso la montagna della sua produzione, si può credere che egli abbia dato fondo all'universo. Si è occupato, con competenza, di tutto lo scibile umano. Di storia, di scienza, di letteratura, di invenzioni, di geografia, di arte, di navigazione, di questioni agrarie, di strategia militare, di industria, di drammatica, di legislazione. Egli ha biografato mezzo mondo. Da Dante a Cimarosa, da Leonardo da Vinci a Cavour, a Cantù, a Crispi. Non c'è uomo illustre nella storia e nel rinascimento patrio che non sia entrato nella sua collezione illustrata.
      Self-made man del giornalismo italiano, egli si è scelto un motto inglese adatto alla sua pertinacia di lavoratore: time is money - il tempo è danaro.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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