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      Ma mi piacerebbe che qualcuno mi rivelasse l'utilità di queste soppressioni di parole. Una volta che siamo condannati, che cosa deve importare a voi che qualcuno ci faccia sapere un breve minuto della vita del mondo dal quale siamo stati espulsi con tanta violenza? È una cretineria da mettersi con le altre che si commettono in questi luoghi.
      Il mio amico Mario Borsa, corrispondente londinese del Secolo, mi manda una rivista mensile per tenermi al corrente dei grandi fatti europei. Una rivista estera non può impensierire alcuno. Qui impensierisce. Il direttore mi ha fatto chiamare in direzione per dirmi che non poteva darmela perché ci sono in essa articoli che si occupano di cose che non devo sapere! Suppongo per un minuto che vi sia qualche narrazione sui fatti di maggio. Nossignore, me la nega perché vi è un articolo sulla guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna! Sono o non sono un giornalista? Una società. che corregge e non abbia per compito di mandarmi fuori imbecille, dovrebbe procurarmi, anche a proprie spese, le riviste e di giornali che mi dovrebbero tenere al corrente di tutto ciò che avviene. Non vi pare? Anche al Chiesi hanno trattenuto delle riviste francesi per le stesse ragioni. Asini!
      Piove. Quando piove, il condannato perde il diritto all'aria e al moto delle gambe. Senza uscire dalla gabbia si diventa di umore nero. È una meraviglia che uno non s'avventi sull'altro. Ci si tiene nella camerata sino a quando il cielo si rasserena. E in questa regione, quando incomincia a diluviare, è capace di tirare innanzi senza interruzione per una settimana.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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