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      Proverei come due e due fa quattro che la qualità del pane è infimissima e che alla reclusione si imbecillisce dalla fame. Sarebbe uno dei processi più emozionanti di questo secolo.
      Ho trovato modo di eliminare la pasta dal mio cibo quotidiano. Non sapevo mandarne giù che qualche cucchiaiata e con ripugnanza. Un galeotto mi ha raccontato ch'egli vive da anni con l'insalata di patate e cipolle. Mi sono messo sulle sue pedate una settimana e non mi trovo malcontento. Qualche volta mi sento sazio. Le patate potrebbero però essere più buone. Ne butto via una su tre. Si vede che sono il rifiuto delle corbe. Quasi tutti ci siamo dati all'insalata di patate e cipolle. L'olio è troppo cattivo e peserebbe troppo sui miei trentacinque centesimi. La condisco col sale e coll'aceto. Più di una volta vi aggiungiamo i fagiuoli che troviamo nella minestra di pasta. Sono fagiuoli bianchi. Compero pure qualche spicchio d'aglio. Ho dovuto eliminare definitivamente anche il pane. Non potevo più ingoiarlo. Abbiamo protestato sovente e qualcuno di noi se ne lamentò col direttore e col sottocapo. Ma all'indomani ritorna peggio di prima. C'è stato un giorno che non lo si volle in nessuna camerata. Molti rifiutanti vennero castigati con della cella di rigore. In prigione non si sa come fare. Se si protesta si è puniti e se non si richiama con questa misura l'attenzione dell'autorità carceraria, si mangia come bestie.
      Tutto il mio essere sta in piedi con trentacinque centesimi al giorno. Ecco come li ho spesi stamane.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302