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      Egli è già stato a comunicare la stessa notizia al Romussi e al De Andreis nel reclusorio di Alessandria e a Turati in quello di Pallanza.
      Ecco che cosa mi ha detto:
      - Io sono un ispettore inviato dal Ministero. So che lei adesso non può spendere che settantacinque centesimi e che questo aumento non le è stato concesso che pochi giorni sono. Da oggi io posso comunicarle ch'ella può spendere per il suo vitto cinque o anche dieci lire al giorno, se lo desidera. Non c'è limite. Se non le piace la cucina del reclusorio può servirsi dell'osteria o dell'albergo di fuori. Desidera qualcosa altro?
      Uno dopo l'altro gli domandammo due arie, cioè due ore di passeggio. Perché un'ora sola, lesinata anche quella, non ci dava esercizio sufficiente per conservarci sani:
      - Concesso, rispose a ciascuno di noi. Desidera qualche cos'altro?
      - Se si potesse fumare qualche sigaretta.
      - Lo domanderò al direttore. Se fossero completamente separati dagli altri, non esiterei a dire di sì senza interrogarlo. Lei sa che cosa voglia dire il vizio di fumare. Gli altri che sentissero il fumo impazzirebbero e farebbero un chiasso, indemoniato e non avrebbero torto. D'altro?
      - Lei sa che noi siamo tutti bevitori di caffè. Se ci permettesse di comperarci la macchinetta, il caffè, lo zuccaro, lo spirito e di farcelo quando vogliamo noi, in camerata?
      - Concesso. D'altro?
      - Scusi, se abuso.
      - Faccia, perché io sono venuto qui per contentarli.
      - Grazie. Senta, ci sono libri che il signor direttore non ci consegna perché si ostina a considerarli immorali o pornografici.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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