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      Lei sa che noi siamo abituati a leggere tutto.
      - Concesso. D'altro?
      Mi curvai. Egli mi strinse la mano. Così va fatto
      .
     
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
     
      Sono uscito con l'indulto. L'indulto è una remissione di pena, è un perdono. Chi ve lo ha domandato? E se non ve l'ho domandato perché non mi date il permesso di rifiutarlo? Non so che farmene del vostro perdono.
      Sono uscito arciconvinto che nei reclusori italiani si istupidisce la gente con la fame.
      Un anno di reclusione, con seicento grammi di pane in due razioni e due mezze gamelle di pasta in brodo al giorno, basta per ritornare alla società secchi come chiodi e col cervello completamente rammollito
      .
      PS. - Permettetemi di aggiungere due parole alle note di Finalborgo. Sono stato perdonato, non è vero? Ma, o signori, o cosa direste se io, legge, vi mettessi sotto chiave per dei mesi e poi vi perdonassi? C'è stato un processo, lo so. Non siamo mica stati mandati alla reclusione così alla cieca. Ci si è detto che avevamo commesso un delitto. Ma anche noi, o signori, abbiamo detto e ridiciamo che ci si è mandati in galera innocenti. E se siamo stati mandati in galera innocenti, non c'è che una via alla riparazione. Rifare il processo, restituirci quello che ci si è tolto e risarcirci dei danni. Il risarcimento dei danni vogliamo, o signori, che ci avete mandati in galera e ci avete lasciati fuori come mendichi che avessero limosinato l'indulto. Non altro.
     
     
      PARTE TERZA
     
     
     
      ACHILLE GHIGLIONI
     
     
     
      Sono sicuro che se Achille Ghiglioni dovesse autobiografarsi, si presenterebbe ai lettori come un uomo senza importanza.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Finalborgo Achille Ghiglioni