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      Anche quando traluceva qualche lampo, si finiva per intetrarci o immusonirci assai più che seduti sotto le finestre di faccia a Capra Zoppa, senza una parola.
      Non ci si proibiva di leggere. Ma si legge male in una camerata e in una camerata ove gli individui sono padroni di fare quello che vogliono. Tu leggi, e gli altri chiacchierano. Tu 1eggi, e due amici ti passano innanzi e indietro sussurrandoti il coro:
     
      A casa, a casa, amici,
      Ove v'aspettano,
      Le vostre spose.
     
      Tu leggi, e un compagno zufola e rizufola per il lungo e per il largo, per delle ore, l'Inno dei lavoratori e subito dopo un altro, te ne canticchia la prima quartina, ricominciandola con sempre crescente piacere:
      Su fratelli, su compagni,
     
      Su venite in fitta schiera,
      Sulla libera bandieraSplende il sol dell'avvenir.
     
      Tu leggi, e due altri passeggiano, come in una caserma, o lungo un corridoio, o nel cortile, con le braccia sulla schiena, battendo i tacchi, scombussolandoti il pensiero col tremuoto dei piedi. Tu leggi, ed ecco un animale che si sveglia di soprassalto, con dei versi in bocca:
     
      Me non nato a percuotereLe dure illustri porte,
      Nudo accorrà, ma libero,
      Il regno della morte.
     
      Tu leggi, e nasce una conversazione che ti prorompe nel cervello come una gazzarra di voci, ma che finisce per piacerti e uncinarti a prendervi parte. Tu leggi, e un prigioniero si sbottona e ricorda aneddoti contemporanei che ti fanno chiudere il libro, tanto sono interessanti. Tu leggi, e un agente del reclusorio ti chiama dabbasso, in direzione, per una cosa che ti si poteva dire con un monosillabo, o anche fra cento anni.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





Capra Zoppa Inno