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      Si metteva al lavoro senza indugio. Il suo tavolino era tra il finestrone e la sua branda. Si perdeva sui suoi fogli di protocollo fino a colazione. Durante il lavoro taceva volentieri, ma non andava in collera se lo si interrompeva e se si faceva di tutto per fargli perdere del tempo.
      Chiesi: Don Davide, come state?
      Don Davide: Bene, grazie.
      Chiesi: Che cosa supponete che stiano dicendo, in questo momento, De Andreis e Romussi?
      Don Davide: È difficile indovinarlo.
      Chiesi: Ve lo dirò io che cosa stanno pensando. Stanno pensando a una chicchera di caffè buono, magari con una goccia di grappa buonissima.
      Don Davide: Piacerebbe anche a me, adesso una tazza di caffè caldo con uno spruzzo di grappa di quella che ho a casa mia, a Filighera!
      Riprendevano il lavoro e poi ricominciavano il dialogo.
      Don Davide: Che opinione hai tu questa mattina sull'amnistia?
      Chiesi: Conosco Pelloux. È un soldato, ma un soldato che ha sempre fatto parte della sinistra. È impossibile ch'egli si mangi il passato in un boccone. Lascerà passare la tempesta per contentare un po' i fanatici e poi, alla prima occasione, metterà nel discorso reale, per guadagnare della popolarità al re, l'amnistia.
      Interveniva qualcuno di noi a dire che un soldato non poteva dar torto ai soldati. - L'amnistia che cosa vorrebbe dire? Che le sentenze militari sono state ingiuste. E questo un generale non lo può dire.
      Chiesi: Tu non conosci Pelloux. Nella sua vita parlamentare ha dimostrato più di una volta di non essere quello che gli inglesi chiamano un martinet della caserma.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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