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      - Come farai, gli domandavo, a illustrare ich habe kein Geld?
      - In un modo semplice. Mettendo tra le parole un individuo che si fruga svogliatamente nelle tasche.
      - Ma il tuo dizionario diventerà una montagna!
      Federici allargava la zona dei suoi studi nella letteratura di altre lingue, in manica di camicia, senza mai smettere, senza mai aprire bocca, come se fosse stato obbligato dal regolamento carcerario a divorarsi un dato numero di pagine, e Giovanni Suzzani si sprofondava nei romanzi dell'editore Aliprandi, scoppiando talvolta in risate così plateali e così rumorose che costringevano il secondino di guardia a buttare per il buco un ordine imperioso:
      - Silenzio!
      In certe sere... In certe sere nessuno lasciava cadere un libro, nessuno tossiva, nessuno si muoveva come se avessimo saputo che avevamo alle spalle gli occhi e le orecchie degli agenti incaricati della sorveglianza notturna.
      Ci capitava addosso la ronda, col lanternone fumoso, come una sorpresa che metteva freddo.
      - Sono le dieci!
      Non ce lo facevamo dire due volte. In un minuto spostavamo i tavoli, mettevamo carta e libri al posto, lasciavamo giù le brande, facevamo il letto e ci buttavamo sul pagliericcio senza aver modo di cambiare la camicia.
      Chiesi era sempre il primo a toccare le lenzuola. Adagiato, con la guancia sul guanciale, incominciava subito a ruggire come una belva con una palla nella testa. Don Davide non dormiva subito. In letto, con una coperta che non lo copriva completamente né da una parte né dall'altra, sembrava un enorme cetaceo a mezz'acqua.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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