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      Si voltava faticosamente come un pachiderma. Federici si metteva sul fianco, con un libro in mano, in una posizione da ricevere la luce sulle pagine e continuava la lettura per un'altra mezz'ora. Poi mi diceva:
      - Ciao, Paolino, dormi bene.
      - Ciao.
      Lazzari, santone, con gli occhiali che gli aveva prestato l'amico Scannatopi e che gli davano l'aria di una vecchia in collera, si dava furiosamente alla lettura, leggendo cento, centocinquanta pagine di un fiato, lasciandosi magari sorprendere dalla seconda ronda col libro in mano.
      Dove siamo adesso stiamo assai meglio che nella quinta camerata. Ma pochi di noi, rientrati in questa vita vertiginosa, rigodranno la pace delle serate intellettuali del reclusorio di Finalborgo.
      L'uomo è un animale che rimpiange perfino la galera!
     
     
      ULISSE CERMENATI
     
     
     
      Non so se sia in lui il giornalismo nuovo. So che è giovine e che il giornalismo lo ha stregato. Anche dopo che la professione gli ha fatto rasentare la porta del reclusorio, non sa staccarsene. Con la penna del giornalista gli pare di essere più uomo.
      Dal processo è uscito di carattere piuttosto timido. È buono come un marzapane e ricco al di là delle cento mila lire, ma gli manca l'audacia giacobina. Tutti i testi, compreso il sindaco di Lecco, ce lo profilarono con parole che andavano al cuore. Lo stesso Plutarco di S. Fedele non seppe o non volle adagiarlo nei colori foschi delle altre biografie.
      Sul banco degli accusati lo consideravamo un problema professionale. Dalla sua condanna o dalla sua assoluzione si doveva sapere se un giornale potesse inviare sul teatro di una sommossa i suoi redattori, senza che la legge dei tribunali militari li considerasse dei partecipanti côlti con le armi alla mano.


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I cannoni di Bava Beccaris
di Paolo Valera
pagine 302

   





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