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      Credetti di impazzire. Vi presi la mano, ve la copersi di baci e li lagrime e vi dissi parole incomprensibili. Erano degli anni, sapete, ch'io non provavo tanta tenerezza. ma che degl'anni? Era la prima volta che balbettavo l'amore. Perchè non mi avete lasciato alle mie evocazioni, perchè mi avete strappato alle fantasticherie con una frase brutale, una frase scellerata, una frase che ancora non mi so divellere dalla mente?
      - Dunque è vero! - mi ingiuriaste con una inflessione satanicamente beffarda. - Voi non siete che un miserabile, un ladro che si è introdotto carpone nel seno di una donna indegna di voi. Vi scaccio!
      Mi serrai la gola colle dita convulse.
      Voi, indietreggiando, piantata sulla vestaglia festeggiata dai nastri colorati alla bottoniera, minacciosa come la vendetta, mi additaste la vetrata e ricami. Quale coltellata nel cuore! Nol nego. Il mio pensiero fu di avventarmisi e contendervi l'amore che schiantavate crudelmente con un gesto. Ma voi, la bella faccia coperta di collera, mi agghiacciaste il sangue coll'imperiosità delle dita che fremevano colle vostre labbra.
      Quanto male mi avete fatto, Bianca, quanto! Ma non vi rimprovero, sapete. Oh no! Avrei paura di macchiare la pagina intessuta col sangue migliore delle vostre vene.
      Sì, è vero, ho mentito. Vi aveva dato un nome qualunque per nascondervi il mio bruttato di miseria. Ma credete voi che non l'abbia fatto per conservarmi il posticino sulla vostra spalla di neve? Dite; se vi avessi detto: "Bianca, colui che carezzavate, che regalavate di baci e di confidenze e di estasi non è che un Giorgio - un pitocco che basiva ieri sul lastricato, mendicando la pietà di un crostino di pane.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Bianca Giorgio