Pagina (34/237)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se avessi due dita di brodo, che zuppa eccellente. Dio santo! Mi rifocillerebbe, mi scalderebbe tutto. E chi sa, chi sa quante famiglie avranno del brodo inutile nelle scodelle che domani le serve vôteranno nel lavandino. Quante zuppe perdute pei poveri diavoli. Ma a loro forse non passa neppure per la mente che vi siano dei poveretti così poveri. A casa, guai! Non poteva ingollare un boccone di pane duro. Mi faceva scappare l'appetito, mi restava sulla lingua, mi andava tra i denti, lo sputavo fuori. Mio padre si stizziva. Povero vecchio! Lui era stato militare a sapeva bilanciare il companatico col valore del pane. Una volta un pugno di pane muffo, lo aveva dovuto pagare due fiorini. "Il pane, figli, più è stantio e più è sostanzioso. Sono vecchi proverbi che capirai un giorno, Giorgio.". Fu tristamente profeta. Nevica sempre, fa sempre freddo. I miei piedi sono due pezzi di marmo. Non li sento più. Oh domani, domani finalmente mi si riapre il paradiso. Domani la Biblioteca mi saluterà come un vecchio amico, e la stufa ricomincierà il suo lavorio di respirazione. Mi butterà in faccia, di dietro, sul collo, dappertutto le sue buffate ardenti. Che giornata domani. Voglio starci dalle nove alle cinque.
      Dal mio sfogliazzo.
     
      Potevano essere le nove e il pubblico affollava sotto il porticato della Corte d'Assise. Il delitto era abbominevole. Una donna che aveva fatto del frutto delle sue viscere un pugno di melma. Ma era egli possibile, possibile che una madre rifiutasse ciò che Dio le aveva dato, ciò che tante povere madri implorano invano ginocchioni, le mani giunte, le lagrime agli occhi?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Giorgio Biblioteca Corte Assise Dio