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      Il mio capitano, che mi voleva bene, mi castigò parecchie volte ai ferri in stokhaus e mi fece dare perfino venticinque nerbate, ma io rimasi eternamente caporale. Senti questa. Una notte io era di guardia a Spielberg. Sai che cosa è Spielberg?
      - No.
      - Un forte dove si seppellivano i più pericolosi politicanti dell'epoca. Vi era allora Pellico Maroncelli, Andryane, Confalonieri, Pallavicino. Di guardia si restava vestiti e si tenevano incrociati sul petto le larghe cintole bianche della giberna e della baionetta come in tempo di guerra. Ero sdraiato sulla panca, cogli occhi chiusi che pencolavo tra il sonno e la veglia - a rischio di buscarmi venticinque di quelle nerbate che t'ho detto, per chiappa. Era mia madre che pregava in quel momento pel povero Pieruccio? Non te lo saprei dire. Quello che so è che il silenzio era profondo e che in quel vasto edificio che aveva del sepolcrale, non si udiva che il passo cadenzato di qualche sentinella.
      - Ebbene?
      - Non interrompermi e ricordati che io era ad occhi chiusi. Colle palpebre giù inchiodate, vedo o mi pare di vedere un'ombra che passa via leggera come velo portato dal vento. Io non schiudo "le luci," ma la mia bocca dà inconsapevolmente l'allarme.
      - Uno spettro.
      - Era il prigioniero 998 che si era posto dietro la garretta per svignarsela appena fosse capitata la ronda ufficiale. Invece di essere fucilato fui fatto caporale. Lo credi? È il mio fantasma notturno. Tutte le notti mi desto davanti al numero 998, che mi protende i denti e le pugna.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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