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      E dico quasi involontariamente, perchè nessuno di quella gente sapeva di commettere un delitto. Alla mattina si guardavano in faccia senza allibire, senza provare la benchè minima ripugnanza. Il caso faceva tutto. Mentre in quella dei figurinai, il sentimento del matrimonio e il rispetto ai costumi sono nei singoli soci così immedesimati e così alti, che io credo che nessuno di loro abbia mai contratto, tranne che colla persona legale innanzi al signore e al codice.
     
     
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      Gli altri avventizi, erano per lo più vecchi masciadri che gironzavano nei sobborghi o nei paesucoli che circondano Milano. Andavano via prima che spuntasse il sole colla corba delle stringhe, delle forcelle, degli zolfanelli o colla baracca di legno dei santi, delle corone, degli agnusdei e degli spilli e non ritornavano che a sera stracchi e impolverati. Di loro non rammento che un buon vecchio, dalla barba prolissa che gli copriva lo stomaco. Egli che mi sapeva facchino fuori di porta Tenaglia, due o tre volte alla settimana, mi dava l'incarico di comparargli quattro grosse di zolfanelli nella fabbrica del Lonati - la quale stava al Medici come adesso il Bocconi al Prandoni. Per compenso egli me ne regalava tre mazzi. Povero vecchio! Mi ricordo la mattina in cui discendendo le scale, ascoltai le donnicciuole cercare il terno sul suo cadavere. Non ho voluto andarmene senza vederlo. Era là disteso sullo sdraio, colle mani piatte su quella specie di coperta di un colore irreperibile, colla barba bianca che pareva il padre eterno addormentato.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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