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      Nando, bruneggiato da quel non so che di maschio, era la metà del pomo. Il trionfo della forma scorretta. E dico scorretta non per burla, perchè tutti e due avrebbero potuto dare argomento ai cercatori della linea perfetta, Gigia e Nando erano di coloro che riassumono quell'insieme che strappa l'ammirazione.
      Sì, ma che cosa valeva loro essere belli in quel caravanserraglio dei diseredati al forno, dove nessuno aveva coscienza dell'essere? A null'altra cha far loro sentir maggiormente il peso della poverezza. Povera Gigia, come era desolata quando aveva i piedini nelle scarpe rotte o quando le toccava andar a "scuola" senza ombrello. Senz'ombrello, mentre l'acqua si rovesciava sui poveri come una vendetta, come un'orgia celeste! Mi pare ancora di vederla. Col velo smunto che le incorniciava il viso guardava il cielo come se avesse voluto dirgli pietosamente: cessa! e colla gola serrata dall'ambascia e una lagrima che non spuntava, discendeva a balzelloni col pane ravvolto nel giornale, rasentava le grondaie prendeva la rincorsa attraverso la piazzetta e via a gambate da bersagliere fino al Bottonuto.
      Un anno dopo il padre di questi gioielli, il padre sobrio, il padre astemio di liquori, il padre modello e l'operaio onesto e laborioso, diventa in poche settimane lo scandalo del Terraggio di porta Magenta. Al sabbato, alla domenica, al lunedì, non si parlava che delle sue sbornie e delle sue piazzate. Incominciava quando prendeva la settimana e non finiva che quando era al "verde". Ciuco fatto, col fiato incandescente, si trascinava carponi fin sull'uscio, entrava in casa e si abbandonava agli eccessi.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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