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      A desinare quindici di polenta e otto di pesciolini fritti o di merluzzo; a cena invariabilmente una minestra da venticinque con mezza micca. Una spesa quotidiana di settantatre centesimi. Gli altri li distribuivo così: diciasette pel letto - tre tra biancheria e stiratura - una stiratura da far drizzare i capelli - e diciasette - salvo alcune sottrazioni festive - per l'avvenire.
      Sicuro, pensavo anche all'avvenire!
     
     
     *

      * *
     
      Davanti all'Ippodromo(2), quando nei dopopranzi domenicali, io assisteva alle arrighe degli attori o dei saltimbanchi allineati in una specie di balcone, col frastuono spaventevole dei piatti e dello zuffolio di meneghino o di pagliaccio, sentivo delle voglie infrenabili. Cinquanta volte mettevo la mano sui venti centesimi e cinquanta volte le gambe provavano gli spasimi d'incamminarsi verso l'entrata.
      - Avanti signori! Chi ha tempo non aspetti tempo. I cavalli vanno subito a incominciare. Meneghino giù, dabbasso. Alee - alee - aleee!
      Spesso mi ci trovava tra la colonna dei fortunati che entravano davvero, ma subito mi pentivo. Pensavo che venti centesimi potevano valere l'esistenza di un giovane.
      - I signori militari pagano soltanto la metà dei signori borghesi. Avanti! avanti! Aleee - aleee - aleee!
      - Se almeno fossi militare!?
     
     *

      * *
     
      Ho dunque detto che ero sfinito, ma che neppure per ombra mi veniva in mente d'andarmene. Preferivo il pane di mistura all'astinenza assoluta. E poi mi andavo sempre più persuadendo che avrei trovato qualcosa di meglio.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Ippodromo