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      Inglese puro sangue. La persona affusolata, i capelli sbattuti a sinistra, pallido, linfatico, con degli occhietti bigi, senza lucidezza, con due striscie di peli rasenti l'orecchie, il grembiale candido a pettorale, le maniche di pelle incerata fino all'avambraccio. Mi guardò continuando a tritare una verza grossa come un pugno. Del loro dialogo non riuscii a capire un ette. Sibilavano, fischiavano, divoravano le parole. Era un cinguettìo d'uccelli.
      - Allora passerete, mi diss'ella nella vostra stanza con Giovanni, vi pulirete, vi metterete il grembiale e ritornerete in cucina ad aiutarlo.
      Mi tuffai in un catino d'acqua, m'insaponai il collo, le braccia e le mani a m'asciugai alla presenza del cuoco, il quale continuava a gestire per farmi intendere che dovevo mutare la camicia.
      - Ma se non ne ho? gli dissi dimenando il dito nel vuoto.
      Si commosse, non si commosse? Aperse il baule e me ne diede una delle sue più logore.
      - Grazie.
      - NothingIn cucina mi scartocciò del tripolo, mi porse uno straccio, mi additò delle padelle e delle casseruole la une sulle altre e col braccio, il movimento che dovevo fare. Quando gliele presentai fiammeggianti e asciutte, buttò del prezzemolo nel burro che scoppiò in una frenetica risata.
      Alle quattro, nella sala da pranzo, Giovanni m'insegnò colla pazienza di un grammatico, il modo di disporre la tavola. In mezzo ci doveva essere il trionfo delle frutta e dei dolci. Al lato destro di ciascun coperto, una posata d'argento - più un monelluccio di coltello sdraiato piatto su cinque stuzzicadenti.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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