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      Il lacchè vibrato - inesorabile, mi rischiaffeggiava implacabilmente e mi si incideva là, sulla parete, largo - a caratteri di scatola. Mille volte la strada, la fame, che l'obbrobrio di una ingiuria sanguinosa! Mi cacciai le mani nei capelli come per dar loro aria, mi strinsi la fronte che cuoceva e incrociai le braccia. Quando mi credetti abbastanza calmo, intinsi la penna nel calamaio.
     
      MADAMA!
      Il cielo mi è testimone del come vi idolatravo. Siete stata voi, Madama, ad accogliermi poverello, a rimpinzarmi questo corpo cha si scuciva e a regalarmi o a farmi regalare una montagna di abiti, ch'io vi lascio pel mio successore. Oh io vi debbo la vita e con piacere ve l'avrei dedicata.
      Siete stata voi, o Madama, ad asciugare le lagrime che il figlio versava per la madre, voi che m'avete baciato con effusione e che mi stringeste come un bimbo. Si, è a voi ch'io debbo il risveglio del cuore sul vostro concitato, a voi le ore gioconde passate sul poltroncino a ghirlanda, mentre voi, incantevolmente bella, mi narravate la storia del vostro matrimonio. Vi ricordate, signora, quando mi confidavate il vostro amoretto filato all'ombra di quattro pini che irrompevano sul cielo come una sfida? E dell'edificio crollato quando il genitore vi sagrificava al mio padrone - un eccellente signore, ma vecchio, ma podagroso, ma disusato, ma vostro padre? Parmi di vederle ancora luccicare nel madreperlaceo del vostro occhio le lagrime sbucate riandando due date - due epoche - l'una non meno memorabile dell'altra.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Madama Madama