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      Ma possiamo scordare d'esserci appartenuti, di aver bevuto alla coppa del piacere, di aver dormito sotto la stessa coltre di seta e d'aver folleggiato insieme - io perdendomi nelle onde dei tuoi capelli biondi - fini - muschiosi - tu, impazzando su me stesso, giocondandomi del mele della tua bocca? Nella nebbiosa, grigiastra Londra, in Goswell Road, nel tuo palazzo dai bugnati secolari, guardando il tuo groom, dimmi le ricordi queste pazzie, Clara, senza arrossire, senza invilire quelle notturne gioie, senza bestemmiare al mio nome, senza adirarti perchè ti resi madre, io, Giorgio, il tuo footman, scacciato e ripreso? Se la petecchiale non ci avesse truffati del bimbo, frutto proibito è vero, ma legittimato, ma santificato da un amore incommensurabilmente grande, dimmi, non saresti orgogliosa, Clara, di vedertelo sulle ginocchia e di mangiucchiartelo come mangiucchiavi il padre?
      Dal mio sfogliazzo.
     
      Il sindaco del paese era riuscito a farmi pervenire, passando per la questura, la "notifica" che mi chiamava a casa per la "leva". Facevo parte della classe 185... In allora io divideva una stanzuccia schiacciata dalle travi del tetto, con un insegnante di greco e di latino nel vicolo della Pace - il pìù povero dei quartieri milanesi ove brulica il gentame che s'incanaglia dormendo alla rinfusa nel pacciume(4).
      Si chiamava Lorenzo ed era un eccellente originale. Subiva delle malinconie che lo incrudelivano per delle giornate intere. Non parlava, non salutava, non rispondeva che a periodi determinati.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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