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      E tu Ortensia, mia buona sorella - anche tu, conoscerai il tuo Giorgio, nevvero?
      E a gambate, a passi, a pensieri mi trovai incuneato nella scorciatoia.
      Quando vidi i due olmi piantati colle mie mani, ringagliarditi fronzuti fiorenti, provai un'effusione alla testa e un rigurgito di sensazioni al cuore. Mai patriota ritornato dall'esiglio, ha pregustato tanta commozione! Andavo innanzi barellando come un ciuco. Entrai nell'orticello, florido, pieno di verde, con una montagna di zucche sul muricciolo. E il mandorlo? Oh cielo il mio mandorlo gentile! Le conosci tu queste incertezze, queste paure, paura di trovarti in faccia al nulla? Non volevo entrare colla furia del vento. Una vecchia a settant'anni, non ha bisogno di forti emozioni subitanee. Esci dunque Ortensia, esci che è qui il tuo Giorgio. I tuoi baci e le tue carezze prepareranno la mamma all'amplesso figliale. Oh il mio cane! Ma quello non è Ugo, non è il mio barbone? Il mio Ugo mi sarebbe già al collo e non latrerebbe in quella guisa vedendo l'amico.
      - Alla cuccia!
      - Che cosa volete?
      - Che cosa voglio? E me lo domandata? Ma non sapete chi sono io?
      - Io so soltanto che qui sono in casa mia.
      - In casa vostra?
      - Non mi fate sfiatare; è un anno che ci abito. Da quando il signore ha avuto pietà di quella povera donna abbandonata come un cane da suo figlio.
      - Morta!
      Dammi tu Lorenzo una frase che esprima tutta l'angoscia. O mamma, o mamma perchè sei morta senza il tuo Giorgio, perchè te ne sei andata senza darmi il tuo bacio d'addio?


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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