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      Radunerò il consiglio e vi farò crescere.
      Aspetto ancora. E il prete "Dovevate pensarci prima. Non si ama quando si è poveri. Si fa come noi: astinenza!"
      Tracannammo due o tre bicchieri di vino d'un fato. Si capiva che cercavamo del coraggio entrambi.
      - Mah!
      - Beviamone un altro sorso. Giù Arturo!
      - Mah!
      - Adesso puoi dirmi tutto; io sono sicuro. Sfido a farmi piangere. Tuttavia aspetta che ne voglio ingoiare un altro mezzo bicchierino.
      - Danne un altro a me allora. Poichè sai, un po' di vino fa bene e mette in corpo della vigoria.
     
     
     *

      * *
     
      Si fiutava la caldura dell'uragano. I villani, i tridenti sulle spalle, tornavano a casa col sole che discendeva a precipizio; gli uccelli, disorientati, si innalzavano gettando strida gemebonde, le vacche, inseguite dal pungolo, trotterellavano levando il muso con dei muggiti che propalavano lo spavento e la polleria, dispersa, impaurita, sbucava dalle siepi, correva sotto le arcate, penne contro penne le ali dimesse, gorgogliando a sbalzi, il becco all'insù, l'occhiolino a sghimbescio sul becchime disperso. Si aspettava. Dalla terra saliva un'afa cha metteva la tosse. Pin, pon, pin! E tutto il cielo nereggiato da fughe di nubi, parve per un fiat, infocato dall'inferno. Il Paese era tutto in casa a recitare il rosario. Se ne udiva il mormorio dalle finestre e dagli usci socchiusi. Si pregava il Signore perchè ci risparmiasse la tempesta sull'uva matura. Ma fu come se lo si fosse pregato di mandarcela. Scoppiò una tuonata che irruppe brontolando e illuminando e giù a rovescio una indiavolata di grandine.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Arturo Paese