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      Imitate me. Io l'ho già fatto. Cari miei, colla verità sbracata non si va avanti. E due. Bisogna fingere. Promettetemi di mantenervi silenziosi, operosi, quando sarà qui lui. Ciascheduno al proprio posto e ciascheduno curvo sulla carta a scrivere. Scrivete magari alla vostra amante, ma fatevi vedere da lui a scrivere. Santo Dio, non è poi un grande sacrificio! Ascoltatemi. Quando io sarò di là col Duca, tratto tratto qualcuno faccia sentire le nocche all'uscio e dica: è permesso? Signor segretario, è arrivato il pagamento del socio Bernasconi. Oppure: come dobbiamo regolarci col socio Trichella di Saronno che non ha più risposto? Al resto penserò io. Andiamo a casa ingegnere? Oggi non ho più la testa a segno ed ho bisogno d'aria. Siamo intesi; domattina alle nove precise. Che nessuno manchi, vergine immacolata, perchè i bigotti si alzano di buon mattino. Imparate da loro ad essere saggi. E tu Tonio fa la polvere un po' prima e mettici della diligenza. Si tratta pure del tuo avvenire. Se la si cangia il tuo posto è qui, se no subirai la sorte comune.
      In quella giornata salutammo il dottore Serafini il redentore dell'Associazione del bestiame.
     
     
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      Negli uffici vagolava un che tra di cristiano e pagano. Appena sgusciati dall'anticamera, ci si affacciava in una ampia "crocifissione di Gesù Cristo," ritto sull'abete immortale, che guardava rassegnato i giudei che inchiodolavano il buon ladrone. E subito dopo, svoltando, si correva coll'occhio su una fanciulla seminuda che sorrideva l'ultimo lampo allegro portato via dal veglione e mostrava inconsciamente rotondità immagliate da far perdere il giudizio.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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