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      Cambia veste, suor Matilde. I tuoi occhi hanno ancora del fosforo, le tue carni sbuffano i rimasugli della vita e il tuo cuore è forse ancora capace di sussultare per un uomo. Butta alle bietolone la cuffia e lo zoggolo e attaccati al tronco maschile, Matilde. Iddio ti ricompenserà con una nidiata di fanciulli.
     
     
     *

      * *
     
      Non vorrei venissero mai queste giornate. Tutta quella gente che entra e passa e si disperde, senza che alcuno si fermi al mio letto, mi fa male, mi mette addosso della malinconia, mi risveglia delle memorie. Ma perchè noi che non abbiamo più alcuno su questa terra, che non siamo che atomi dimenticati in mezzo ai vivi, non ci allineate in un corridoio unico - dove nessuno possa venire a turbare la monotonia delle nostre afflizioni? Là è una donna che piange, qui un fratello che singhiozza, lì una sorella che stringe una mano, altrove una mamma, un padre, un amico, un'amica che incoraggiano, regalano un arancio, un limone, un grappolo d'uva, un dolce. Quei nomi, quelle lagrime, quelle parole, quelle cose, sapete voi quale schianto ci diano al cuore? Io vorrei mi si impiombassero le palpebre in queste giornate di festa, in queste giornate sparse di tanta tenerezza, in quest'ora in cui tanti infelici sorridono del sorriso dei loro cari.
     
     
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      Abbiate pietà per dieci minuti, o monatti. Non vedete quante persone affollano le crociere? Mancano ancora otto minuti alle undici e mezzo. Che cosa sono, in fin dei conti, otto minuti?


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Matilde Matilde