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      Č qui a farne una delle sue. Strappa brutalmente le pipe dalle bocche e le schiaccia sotto al calcagno con un certo gusto di tiranno depravato. "Chi fuma non č ammalato." Dottore, dottore, abbasso quella mano sacrilega! Egli ha percosso suo padre. Un vecchio dai capelli bianchi che lottava per salvare l'unico spasso della mente: la pipa.
     
      Dal mio sfogliazzo
     
      Cado sfinito, stramazzato anco una volta come quercia dal fulmine. Non ho pių ideali, non ho pių sentimenti, non ho pių speranze, non ho pių desiderio di vincere. Mi arrendo malconcio. Ma no, no! non mi si dica pusillanime, non mi si parli di volere e potere e soprattutto non mi si teorizzi sul libero arbitrio. Due menzogne - due fate che inseguite sempre e non raggiunte mai. Ho io indietreggiato davanti al freddo, alla neve, ai cenci, al capezzale di pietra, di terra, di paglia, davanti alle infinite quaresime che mi hanno ridotto ai minimi termini? Io ho voluto, sapete, tenacemente voluto il mio piatto al banchetto della gente che lavora, ma invece! Oh andate filosofi, andate!
      In otto giorni, non mi sono messo sotto ai denti trenta centesimi di pane misto. A che dunque questa parvenza d'uomo libero - questa chimera che poetizza la vita ma non la soccorre? Il pane l'ho veduto ammucchiato nelle vetrine dei fornai e il salame l'ho aspirato rasentando i salumieri, ma il mio ventre aspetta ancora e l'uno e l'altro. Ed anche voi, polli cotti arrosto, vi ho ardentemente desiderati al mio desco, ma invano le mie mascelle attesero. Sė, io son libero.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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