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      Alla mia età, colle mie chimere, dopo aver letto la Divina Commedia! Era il massimo dei supplizi. E poi madama era troppo furba. Dietro i suoi occhiali, vedeva tutto: chi smorfiava, chi cuciva, chi non cuciva. "Guardate ragazze! Sei tu Rosa che chiaccheri. Voglio vedere quelle dita muoversi. Sono le dita che fanno i punti. E quegli occhi sul lavoro. Non mi fate perdere la pazienza!" Era più seccante di un secondino lì a sorvegliare i condannati al silenzio. Se si veniva a chiamarla, per passare nel salotto di ricevimento o in qualche altro luogo, si respirava, si emettevano delle fiatate di sollievo. Gli aghi si fermavano nella stoffa e il chiacchericcio sommesso, affrettato, a sibili, a contorsioni, a parole spezzate, punteggiate, riandava tutta la gamma. Una sentinellava all'uscio d'entrata e le altre in punta di piedi, correvano allo specchio, cinischiavano, si attorcigliavano le vesti in confezione, si baciavano in bocca, sugli occhi, con degli aggettivi sì e no sostantivati che lasciavano il bruciore. - Vœuj fait su on sciscion, vœuj! Oppure si ingroppavano nel vano della finestra, gli occhi attraverso i larghi delle imposte socchiuse, a tagliare i panni a chi passava. - Varda che sparpatola! - e quella là inscì che cismoin? - tira innanz, voj sciavatta! E tante altre di quelle che il galateo non mi permette di ripetere. - L'è chi, l'è chi. In un attimo come stormo di uccelli, ritornavano al tavolino. Madama rientrava e gli aghi riprendevano la lena di prima.
     
     
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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Divina Commedia Rosa