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      Talvolta i loro piedini provavano l'acre prurito di saltellare, di strisciare, di battere tre volte il tacco del biondino - uno dei più bravi danzatori alla "vivadio."
      Aveva un bel minacciare, madama: vi manderò via - ne prenderò delle altre. Tutti i lunedì erano eguali. Ciascheduna compariva alla solita ora, allo stesso luogo, coi soliti propositi di farne "una pelle." Io mi ci sono trovato della partita più d'una volta. Il punto fisso era l'Albergo di Loreto - un portone che potete vedere a cinquanta passi fuori di Porta Venezia. Era quello il ricettacolo delle marinatrici di tutte le scuole. Appena si vedevano, si scambiavano poderose strette di mani, baci che risuonavano, abbracci comici.
      - Te le bigiada?
      - Mi sì e ti?
      - Anca mi.
      - E lassa che la vaga!
      Il pubblico maschile era anch'esso speciale e meriterebbe uno schizzo a carboncino. Erano giovani di mercantelli, comunemente conosciuti sotto il nomignolo di spazzabaslott, lavoranti sarti, copisti d'avvocati, scritturali dei banchi lotto, camerieri a spasso e altri. Sentivano tutti del bravaccio. Il cappello alla scappa via, il goletto artistico che si slungava in due fettuccie sul petto, la cravatta color sangue di coniglio, la giacca sciancrata, i calzoni che inguantavano. Come nell'abito, avevano abitudini e modi affatto propri. La loro arma di conquista per esempio, non era l'eloquenza. Erano gli occhi e le gambe: gli occhi bevevano su le ragazze ghiottonescamente, ladrescamente: le gambe satolle, pronunciate, tiravano come il parafulmine.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Albergo Loreto Porta Venezia