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      Malgrado l'acquolina sottile, sottile, io ero sudato come un mulo. Le ruote della carretta a cassa piatta, coperta da una stuoia, si infangavano nel molle e andavano sopra a dei malaugurati sassi che mi facevano cacciar fuori tanto di lingua. In uno sbalzo, urto nel paracarro e il carretto risospinto indietro, gira su sè stesso e scavizzola giù nel fosso. Bastrini mi avrebbe accoltellato. Lui invece si mise le mani nei capelli e sedette sul fatale paracarro a piangere come un fanciullo. Il pianto di un uomo maturo che esce come uno sforzo, strazia. Ci venne in soccorso un aratore in viaggio coi buoi. Attaccammo una fune al veicolo e in un momento fu di nuovo sulla riva. Non mi diede neppure una strapazzata. Anzi a ogni miglio mi sostituiva: "Lassa, che te saree strach." Nelle giornatone fredde, quando viaggiavamo coperti di brina, coi diacciuoli nei capelli e la bocca paonazza, mi diceva: mettiti quel sacco al collo ch'el fa on caligo!... Se gli affari andavano benone benone, mi guardava addosso e mi cambiava qualche straccio. "Ven chi che vemm a tœu on para de scarp che te perdet i pee." Al sabbato non mancava mai di pagarmi la busecca - che egli aveva la debolezza di paragonare tutte le volte a quella che mangiava a Milano, nell'osteria detta Portalunga. Ona busecca che fà mett la bauscina! In compagnia, specie se aveva trincato, era più ciarliero, più enfatico, spesso perfino burlone. Tuttavia le sue barzellette non facevano scompisciare la platea. C'era sempre in lui della mestizia naturale.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





Milano Portalunga