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      Ma me lo dipinge come una figura losca, me lo lascia credere mafioso, mi fa supporre che non sia stato un amico dell'ex sindaco di Palermo e mi assicura che aveva rapporti con certi tipi ladri, con certi tipi che la giustizia non ha mai potuto cacciare nella giacca del galeotto per insufficienza di prove. È una figura tenebrosa, che parla poco, che preferisce passare per un asinaccio che non s'accorge mai di nulla. Mio caro, non ti abbandono che per continuare i miei studi. Ti riprenderò non appena ricomincerò dove principia questo dramma macchiato di sangue. Non avere paura che la mia mano verrà a riprenderti.
      Notarbartolo, quando è partito alla volta di Palermo, aveva qualche altra cosa con sé, oltre la carabina? Aveva l'impermeabile, il paletot. Null'altro? Nelle tasche gli si sono trovati dei fiammiferi e una scatoletta di pastiglie di clorato di potassio. Ecco un'altra prova che il furto non fu la causa dell'omicidio. Il portafogli glielo hanno portato via perché potevano crederlo pieno di carte compromettenti o utili a loro. Mentre lo spillo d'oro e l'anello d'oro visibili ai loro occhi sono rimasti, il primo sulla cravatta, il secondo sull'anulare della mano destra. È vero, quando si è insanguinati, quando si è sottosopra, quando si è dinanzi la vittima che stravolge gli occhi con dei rantoli da far gelare il sangue nelle vene, non si pensa a tutto e non si vede magari quello che vedrebbe un bambino. Cartouche, per esempio, dopo avere compiuto una di quelle sue operazioni che mettono indosso la febbre terzana, si asciugò la faccia spruzzata del sangue della sua vittima, col proprio fazzoletto, dimenticandoselo poi in saccoccia tale e quale, per il policier che doveva andare a fargli visita!


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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