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      E anche per questo movimento è necessario una pratica non trascurabile. Tanto più se si pensa che la predella lungo il vagone è larga diciotto centimetri e alta, dalle rotaie, un metro e alcuni centimetri. Lo si può fare ci hanno detto e noi alla esperienza facciamo di cappello.
      Il primo assassino, per evitare di farsi conoscere da qualche passeggiero, doveva sapere la vettura e lo scompartimento nel quale era la vittima. Senza questa condizione l'assassinio non sarebbe avvenuto. Non vi pare? Alle prime eruzioni di fumo infocato della locomotiva, il malvivente saltò sulla predella, lasciò che il treno si avviasse bene, mise la mano sulla maniglia, aperse, montò sulla pedana, ed entrò ansante nello scompartimento.
      Da qual parte era egli mai entrato alla stazione? Dalla sala d'aspetto o dalla cancellata lungo la piazza? Il guardia sala Cannella Francesco ci ha lasciato nella confusione delle sue affermazioni e delle sue smentite. Io, al posto del giudice inquirente, lo avrei fatto arrestare. Mi ha l'aria di un complice. Egli ci ha parlato di due sconosciuti trafelati giunti quando la campana era già suonata. Si può raggiungere un treno in moto, quando si è nella sala d'aspetto e si aspetta che la guardia finisca di bucare i biglietti? Ci ha detto che uno degli sconosciuti era "altetto" e che l'altro era "bassotto". Che il primo aveva il biglietto di ritorno per Palermo di prima classe e il secondo di seconda. Due amici che viaggiano in separati vagoni?
      Il giudice istruttore gli fece osservare che in quel giorno, alla stazione di Palermo, non era stato venduto che un biglietto di prima classe con ritorno e anche questo a una persona conosciuta.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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