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      La mia voce avrebbe potuto traversare un portone di ferro. Non mi avete sentito? Ne ero sicuro! Io stesso capivo che il rumore infernale confondeva la mia voce".
      C'è stato un momento in cui mi parve di udire tra lo strepito dei vagoni infuriati come un filo di voce umana che mi fece accapponare la pelle. Può essere stato l'eccitamento. Credevo di essere divenuto insensibile agli orrori tragici, ma pare di no. Pare che anch'io sia ridivenuto impressionabile. Confesso che se il passaggio fosse stato più lungo non avrei potuto resistere. Sepolto nel buio pesto dello scompartimento, colla vostra narrazione che mi teneva dinanzi gli occhi il commendatore che si divincolava sotto i colpi che lo trucidavano, rabbrividivo come se fossi stato io alle prese cogli
      specialisti" dell'assassinio! Lasciatemi fumare. Se avessi avuto in bocca il mio sigaro non avrei avuta tanta paura".
      Ma sareste stato distrutto1. E la nostra impresa ha bisogno di tutta la nostra attenzione. Nella galleria di Termini mi sono accorto di un'altra cosa. Che gli assassini dovevano essere muniti di una lanterna cieca
      .
      Indubbiamente
      .
      Ritorno alla mia teoria. Uscito dalla galleria di Termini, Notarbartolo poteva essere vivo o morto? Tenuto calcolo delle ventisette ferite, della lotta tra assassini e assassinato e del sopimento parziale del commendatore, io concludo che Notarbartolo ferito a morte respirava ancora.
      Perché si sarebbero acconciati, dite, a stare in compagnia di un nemico così pericoloso se non avessero avuto paura di scaraventare un delatore?


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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