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      Ricordati, commendatore, che tutti coloro che mi hanno inseguito colla pertinacia di un odio inestinguibile, sono in un letto di terra grassa. Non posso parlare di morti senza rivedere la faccia bianca di Francesco Miceli. Bianca come questo fazzoletto! È un cadavere che mi dà delle notti agitate. Va via, va via faccia patibolare, tu mi metti addosso la febbre! Non dovevi essere ostinato, non dovevi! Chi ha parlato? Mi pareva di avere udito la voce di qualcuno. Suonerò, chiamerò Giovanni. Stupido! Tremo come un ragazzo. Sì, ti ho chiamato. Portami del brandy. È lui che mi ha preso per i capelli ed è morto. Egli ha voluto contendermi il passo di divenire il padrone assoluto di Villa Gentile ed è andato a raggiungere i miei nemici. Grazie, Giovanni. Chi viene, passi senz'anticamera. Ho bisogno di veder gente, di stordirmi, di sentire delle voci. Sto meglio. È una bibita generosa. Rieccomi calmo. Io posso svillaneggiare Miceli senza impallidire. Toccate il mio polso. La mia mano può tenere un bicchiere raso senza versarne una stilla.
      Di nuovo il commendatore! Non mi dà tregua. È un duello a morte. Dio vede se sono io che vado a cercarlo. Egli non sa acconciarsi alla perdita della direzione della Banca. Egli si arrabatta e si contorce come sotto l'azione di un coltello anatomico. Fu la sua insistenza e la sua irrequietudine che lo hanno perduto. Noi rispettavamo i suoi scrupoli e lui doveva rispettare i nostri metodi. Ma l'ambizione del riformatore ha vinto ed egli è caduto.
      Non c'è dubbio.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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