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      Sappolli è un originale. Probabilmente è l'affezione che gli fa dire tutte le sudicerie che raccoglie per la strada. Ma il suo gusto è perfido. Egli non sa raccontarmi che quello che dicono sul conto mio i maldicenti. Il bisbiglio di ieri l'altro, messo in giro dal solito commendatore, era che io non sono estraneo alla perdita di circa quattrocento mila lire fatta dal solito Istituto bancario collo sconto di certe tratte a certi individui, dopo che il corrispondente londinese del Banco aveva telegrafato sconsigliandone il credito. Questo caro Sappolli mi diceva tutte queste impertinenze con la frase untuosa dell'individuo che finge di credervi incapace di commettere simili bricconate. Parola da gentiluomo. Le dicerie dei nemici in bocca degli amici mi indispongono come un sermone dei moralisti!
      Fallo pure passare, Giovanni. Come state Filippella? Vi aspettavo. Dite alla vostra gna che suo marito avrà la gabella. L'ho promessa; è cosa fatta. Non domando che un po' di pazienza. Noi siamo perseguitati per il bene che facciamo. Certi uomini sono funesti. Non alludo propriamente al commendatore. Ma voi sapete. Abbiamo nemici terribili. Ogni nostro atto è mafioso. I miei amici sono tutti pregiudicati, tutti avanzi di galera. Voi stesso che siete al mio servizio da parecchi anni, siete sospetto. Lasciateli dire. Io non me ne curo. Non è da oggi che si va attorno a dire che la mia proprietà campestre della Sassaiuola, dove voi siete curatolo, è un covo di bravacci. Sono i manzoniani di Palermo e dei manzoniani non mi curo.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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