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      Il mio coltello sarà questo. È uno strumento che può servire per la dissezione. Ha del bisturi. È una lama a due tagli, lunga, affilata, acuminata. Essa gli entrerebbe diritta fino al manico nella vena jugulare
      .
      Ti dirò la mia opinione sul tuo coltello chirurgico. Intanto facciamo delle supposizioni. Supponiamo una cosa vera. Supponiamo ch'egli riesca a sottrarsi ai nostri coltelli e a mettersi in posizione di scaricare su noi il suo revolver
      .
      Confessa che tu hai paura!
      Paura? È una cosa che bisogna prevedere! Tu non mi verrai a dire che Notarbartolo verrà in casa tua con l'animo tranquillo come quando va in casa di un galantuomo! Prima di tutto non ci verrà. Ti conosce intimamente e sa che da te non può aspettarsi gentilezze. Ma dato il caso che tu riesca a trascinarlo nel tranello è bene sapere che cosa si deve fare contro una sorpresa. Chi ti assicura che accettando il tuo invito, egli non ti imiti e non prepari il laccio per il tuo collo? Egli è un uomo del quale devi sempre diffidare.
      Ammetto la critica. Può avvenire quello che tu dici. Non hai però pensato che io e te non saremo mica senza revolver. Non hai pensato che se egli tentasse sottrarsi ai nostri coltelli, noi non si rimarrebbe lì in piedi come pioli! Ma gli si terrebbe dietro, anzi, gli si starebbe ai panni e con un'arme o con l'altra lo si finirebbe. Il buttarglisi sopra non sarebbe che un movimento spontaneo
      .
      Supponiamolo in terra. Svenato dal tuo bisturi, come impediremo al sangue di inondare il suolo, di uscire dalla stanza, di raggiungere la scala e di andare giù, adagio adagio, per i gradini, fino in fondo, dove passano i tuoi domestici, le tue sorelle, i tuoi di casa?


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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