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      Lo aiutava rimanere immobile. L'Angela pareva addormentata. La sua respirazione era divenuta greve e, a intervalli, rantolosa. Almeno lei era riuscita a trovare un po' di riposo. Lui solo non poteva dormire. Si scoteva la testa, se la riadagiava nel mezzo del cuscino e il pensiero andava a riprenderlo e a costringerlo a ripensare ai casi suoi.
      Lui l'aveva su, sì, col Notarbartolo, e nessuno poteva meravigliarsene. Gli altri non avevano né potevano avere gli stessi motivi. Perché e per conto di chi gli altri andavano ad accopparlo? Non erano certo dei pazzi che sarebbero andati ad accoltellare un uomo di quella fatta per il gusto di accoltellarlo. Ci dovevano avere il loro perché e il perché doveva essere un bel gruzzolo di quattrini. Di questo non ci poteva essere dubbio. Quanti? A lui non era neanche venuto in mente di domandarlo. Gli si era detto che a conti fatti gli avrebbero dato trecento o quattrocento lire e lui si era contentato. A mente fredda, vedeva che il rischio era maggiore. Bisognava essere matti e stramatti per giocare l'esistenza su una carta che non produceva, vincendo, che tre o quattro bigliettini rossi. Trecento o quattrocento lire non si trovano per la strada, è vero. Ma anche le persone col fegato di prenderle non si incontrano ad ogni svoltata. E loro? quanti ne prenderanno? Non era affar suo. Potevano prendere dei biglietti da mille tanti che ne volevano. Fra il suo ed il loro coraggio c'era della differenza e come! Gli venivano i brividi solo a pensarci.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Angela Notarbartolo