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      In verità lui non aveva da far nulla. Poteva andare a dormire. Come se si potesse dormire! Erano tre ore che si grattava, che si tirava su le gambe, che allungava giù le gambe, che si voltava come in un letto pieno di pulci e non poteva chiudere occhio! Pazienza. Lui non aveva da far nulla. Non aveva che da preparar loro una bacinella d'acqua, lasciarli venire in casa, e stare lì fuori, sul montone di ghiaia, a pipare e a dare un'occhiata lunga se sbucava qualcuno da qualche parte. Una cosa che poteva fare un ragazzo. Non c'era bisogno che lui vedesse o ascoltasse o si mischiasse nelle cose degli altri. Era una specie d'alibi. Gli avventori entrano, non vi trovano il padrone, si lavano, buttano nel navello della pompa l'acqua sudicia e se ne vanno per i loro fatti. Si potrà dire che l'oste è un uomo trascurato, che scontenterà gli avventori e farà degli affari che lo manderanno in malora, ma nessuno avrà diritto di mettere il naso nelle cose sue. La giustizia ha nulla che vedere nelle cose private.
      Suonavano le tre ed era desto ancora. Avrebbe fatto monete false per un po' di sonno. Si sentiva svogliato, prostrato, con la patina sulla lingua, col cervello che lavorava a mala pena, ma che lavorava abbastanza per tenerlo sveglio.
      Notte infame! Era la prima volta che provava un tormento simile. C'è stato un momento che si credeva lì per addormentarsi, ma una voce acuta gli è passata per le orecchie come una folata di vento che sibilasse. Gli era sembrato un avvertimento dei suoi poveri morti.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313