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      Scappa, Andrea, scappa! Era presto detto, scappare. Avrebbe lasciato negli impicci degli innocenti. Povera Angela, l'avrebbe ricompensata bene per le sue tenerezze! Almeno ella dormiva.
      Andrea?
      Che c'è?
      Quanto vi daranno per l'acqua che darete loro?
      Trecento o quattrocento lire
      .
      Asino!
      L'Angela che si era alzata sulle due mani, si lasciò ricadere nel letto e riprese la respirazione greve e rantolosa. Non dormiva, soffriva. Se ne sentiva il singhiozzo mal trattenuto.
      Asino! si diceva Andrea, due volte asino! Non gli pagavano il pianto della moglie. Ci voleva proprio uno scimunito della sua cotta per contentarsi di una somma che lo avrebbe lasciato più straccione di prima
      .
      Era inutile stare in letto a frustare le lenzuola, se non si poteva dormire. Era meglio discendere. In cucina avrebbe trovato un po' di svago. Il letto gli pareva pieno di malefici. Era giorno di bucato e si sarebbe messo ad accendere il fuoco e a preparare la caldaia per l'Angela.
      Dove andate?
      Dabbasso
      .
      In cucina c'era buio e un odore di vino infortito. Si sentiva fiacco come se avesse perduto le forze in una notte. Non sapeva più rompere la bracciata di bacche col ginocchio piegato. Non poteva farle in due che a tre o quattro, appoggiandosi, sovente, al muro per non cadere. Accese il fuoco e il primo chiarore gli diede l'impressione di avere del fumo sullo stomaco. Si mise a tossire come se avesse voluto vomitare l'anima.
      La è finita, la è finita per il povero Andrea!
      I sarmenti bruciavano attorcigliandosi e con dei versi che parevano gemiti di bimbi che morivano strangolati da una mano di ferro.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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