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      È là tutta la mia consolazione. In mezzo a loro io sono felice, felice, felice! Che ne dite marchese del mio entusiasmo per la famiglia? Voi pensate alla vostra adesso. Vi ho veduto la volta che siamo andati a Monreale a riprender la vostra signora e le vostre figlie. Abbracciaste lei e loro colla commozione che chiude gli occhi. Ve ne ricordate, marchese? Veniamo, veniamo, carine! Le birichine mi hanno abituato ai loro baci e io non mi trovo più bene che tra loro. Un bacio delle mie figlie e non ho più desiderii
      .
      Siete ingiusto, barone. Se la baronessa fosse qui a sentirvi vi terrebbe il broncio
      .
      Sono sue figlie, marchese, e dessa le idolatra più del padre. Baciando loro, è come baciare la mamma. Vedete come si sbracciano per farci capire che siamo attesi? Vengo, veniamo, via! Licata, precedici e va ad annunciar loro il nostro arrivo. Tocchiamo leggermente le cavalcature ed accorceremo loro l'ansia. Scusate, caro Luraschi, se vi faccio assistere a questa scena intima. Sono via da due mesi, gli affari mi hanno trattenuto sul continente più che non avrei voluto e ora vorrei già averle nelle mie braccia. Discendono, vedete, per venirci incontro. Brave, brave! Perdonatemi se sprono il mio cavallo. Marchese, affido a voi l'amico.
      Se ne andò, solo, senza campieri, col cappello calcato sulla testa, col cavallo lungo, nero, che divorava lo spazio senza salti, senza nitriti, senza impennamenti, senza alterare la velocità che non poteva essere maggiore. Lo vedemmo discendere e perdersi sulla bocca della baronessa, l'uno cinto dalle braccia dell'altra, con le figlie intorno che colle mani alzate domandavano la loro parte di baci.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Monreale Luraschi