Pagina (223/313)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma non sapevano trangugiarne che qualche boccone. Filippella diceva:
      Licata? Prendine un'altra sleppa che è delicato e saporoso come una quaglia
      .
      Lascialo lì che lo mangerò domani
      .
      Domani mangerai a casa tua
      .
      E tu Renna, ne vuoi dell'altro? Non fare complimenti
      .
      Renna non faceva complimenti. Aveva mangiato come un lupo e continuava a mangiare senza dire una parola e senza ascoltare Biagio Canovretto che gli narrava i colpi di bastone che gli aveva menato l'agente di P. S. nella caserma Sperone, dove era stato coinvolto in un processo per assassinio.
      Mi sbatteva da una muraglia all'altra, mi acciuffava per i capelli e mi tirava indietro continuando a darmi dei calci e poi, con impeto, mi sbatteva al suolo per riprendermi e rimettermi in piedi e ricominciare da capo. Ma io non ho parlato
      .
      Chi parla va in galera o all'altro mondo
      , disse Pitarresi.
      Luraschi veniva alla volta della tavola con un enorme pezzo di formaggio e Filippella divenne del colore della cenere. Alzandosi a riempire i bicchieri degli amici vicini, aveva visto dinanzi la folla di fuori il delegato Luparone, un suo nemico personale che aveva giurato di stargli ai panni fino al giorno della sua rovina.
      Che cos'hai Filippella?
      , gli domandò Fontana. "Ti senti male? Saladino, un bicchiere di marsala. È forse qualche cosa che ti ha fatto male?"
      Pareva che l'afasia gli avesse paralizzata la lingua o che una boccata di fumo in gola gli impedisse di articolare una parola. Restava lì colla fronte bagnata di sudore e col fazzoletto in mano, stravolto e inebetito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Renna Biagio Canovretto Sperone Pitarresi Filippella Luparone Filippella Fontana