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      Tommaso, bevilo. Te lo butto in faccia, te lo butto. Mi sono stremito oggi, come non mi sono stremito mai, sacro dio. E tu vorresti che io mi mettessi a tremare di nuovo? Che vuoi che io ci faccia se sono stati arrestati? Me ne duole perché sono buona gente, ma non posso piangere perché non è gente di casa mia. Salutami tanto la Rosina e dille che la ringrazio. Non avere paura che tengo gli occhi aperti
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      Addio
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      Addio
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      Il cognato non era ancora giù dal gradino in fondo che Filippella dovette appoggiarsi al muro. Gli pareva che gli turbinasse la testa. Si sentiva soffocare, veniva nero, gli bruciava la faccia e gli nascevano dei dubbi. Che avessero parlato? Li conosceva e sapeva che erano più duri del cerro. Si lascierebbero abbattere dalla scure prima di aprir bocca. Alcune volte però... E perché li avrebbero lasciati in libertà per riarrestarli? Non hanno dichiarato che sono innocenti? Non gli hanno perfino restituito il paio di calze e l'asciugamano insanguinato? Meriterebbero di andare in galera, sacro dio! Con tante raccomandazioni di bruciare tutto, tutto, hanno voluto arrischiare la vita per uno straccio di paio di calze e un asciugamano di quattro soldi! Pitocconi e imbecilli! Quel Bastone, se mi capita sottomano gli voglio dare io quello che si merita. Metti tra le fiamme le calze, cane! E il cane se n'è messo in saccoccia un paio. Vengo, vengo, sto guardando il diavolio di fuori. Saladino, contentali, da loro da mangiare e da bere. Poveri cristi, hanno aspettato anche troppo.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Rosina Filippella Bastone