Pagina (264/313)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Andava o mandava a riscuotere lo stipendio alla fine del mese. Non aveva altro compito. Perché lo si pagava e lo si lasciava a spasso? Non lo saprei dire. Io ho fatto più di una supposizione, ma le supposizioni non sono documenti. Giungiamo alle elezioni politiche del 1892. Palizzolo era candidato del partito separatista che ha per motto: prima siciliani e poi italiani, e l'avversario era l'avv. Marinuzzi, una persona egregia ed integerrima. Io sostenni con tutto il calore la candidatura di quest'ultimo, credendo di aiutare a purificare l'ambiente e di mandare al Parlamento un galantuomo. Di Blasi invece mi sconfisse. Egli lavorò attivamente per il Palizzolo valendosi di tutti i mezzi leciti ed illeciti. Il risultato è conosciuto: il Palizzolo andò alla Camera e l'altro rimase a casa per pochi voti
      .
      Ella ha detto, signor avvocato, che la mafia lo perseguitava accanitamente. Potrebbe dirmi in che modo?
      In quel tempo si pubblicava un giornale libello, intitolato, se mi ricordo bene, La Freccia o La Forbice. Era un giornale stampato alla macchia che gualciva le riputazioni più intemerate e insudiciava tutto ciò che entrava nelle sue colonne. Una specie di Bocca del Leone di S. Marco che raccoglieva tutte le calunnie. Cotesto fogliucciaccio si occupava sempre del mio mandamento di Palazzo Reale, inventando delitti sopra delitti. Diceva che avvenivano furti, rapine, assassinii e altra ira di Dio. Erano notizie fantastiche per gettare il discredito sulla polizia del rione. Il questore Ballabio mi mandava a chiamare e mi metteva sotto gli occhi il giornale con aria che traduceva il suo rimprovero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Parlamento Blasi Palizzolo Palizzolo Camera La Freccia La Forbice Bocca Leone S. Marco Palazzo Reale Dio Ballabio