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      In una emancipazione paesana. In una autonomia politica più consentanea ai tempi. Disilludetevi. Egli non ha portato sul trono che la tradizione degli antenati della maledetta dinastia - antenati che tennero con tutti gli strumenti della barbarie le generazioni in ginocchio affamandole fisicamente e intellettualmente. Nicola I e Nicola II non si possono disgiungere. L'uno è il continuatore dell'altro. Il primo aveva una testa da boiardo. Chiuso a tutte le folate europee. La sua concezione statale era la muraglia cinese. Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Internamente non fu che lui che sovraneggiasse. Guai al dissenso. Voleva una nazione disciplinata militarmente. Ai brontoloni, nerbate. Ai perturbatori, la Siberia. Due milioni di persone sospette di non andare d'accordo con le sue imposizioni vennero incatenate e inviate nella Siberia penale. Nessuna intellettualità nel suo regno. Tourguenief ha dovuto mettere fra lui e Nicola la Francia. La stampa gli è parsa inutile. In tutta la Santa Russia non ha lasciato circolare che sette giornali fatti di notizie senza interesse. Carnefice di teste e di parole. Gli agitatori venivano strangolati. Le parole che per lui erano sediziose venivano mandate al macero. Nelle pubblicazioni del suo regno non trovate una parola riottosa. La "libertà" non aveva quartiere. Qualunque sovrano non poteva essere discusso. Il nome "Re", eliminato. Guai all'introduzione della fraseologia giacobina. I libri esteri non avevano passaggio. Il monarca moscovita non tollerava aria occidentale in casa sua.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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