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      Lą si accovacciavano a terra, e col capo rivolto al cielo cominciavano a emettere dei lugubri ululati. Non appena li udiva, il vecchio dispensiere portava sulla scalinata del palazzo una tinozza, la riempiva di champagne ed acquavite, e tutta la compagnia vi si avvicinava saltellando, lappava la bevanda e gridava e urlava e mordeva. Queste scene non passavano inosservate nella popolazione della piccola cittą, ma nessuno se ne indignava eccessivamente, poichč i costumi della societą di Zarkoie-Selo non erano di molto superiori a quelli degli ussari. Accadeva sovente che si dovesse strappare il granduca Nicola Nicolaievic dal tetto della casa, dove si appollaiava, completamente nudo, a cantare una serenata alla luna o alla diletta, una ricca mercantessa
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      Da un uomo come Nicola nato il 6 maggio 1868, la gente russa non poteva aspettarsi che la decomposizione dell'impero. I sudditi non avevano nulla da aspettarsi che i castighi di un ubbriaco. Era un vigliacco. Con la famiglia della Kchotinskaia, dalla quale aveva avuto due figli e della quale si diceva innamorato pazzo, ha sposato la straniera pił nefasta e pił iettatrice e pił odiata dai russi come una sfida al Paese che aspettava da lui un'atmosfera di pace feconda. Il procuratore del Santo Sinodo, l'esecrato e virulento Pobyedonostzef (il papa nero), che aveva perseguitato il regno durante Alessandro III, accorciando le poche libertą coi suoi veleni religiosi, č stato il suo dittatore. Gli ha divorato il cervello. Lo Czar non ha avuto pił volontą che non fosse del procuratore infame.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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