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      Pauroso e superstizioso più del falso padre Alessandro III - l'imperatore che non ha voluto mettere piede nel palazzo d'Inverno dopo il massacro nichilista di Alessandro II - si circondò di polizie - l'una in agguato dell'altra. Dappertutto Nicola vedeva l'ombra del regicida. Ricordo i trambusti del 1905 considerati una data rivoluzionaria. Egli ha consumato la massima delle sue vigliaccherie. Il Gapone - che non era ancora in pubblico come agente o spia imperiale - aveva organizzato con gli altri leaders una processione proletaria per ottenere i miglioramenti delle classi lavoratrici. Fra le icone in processione erano quelle dell'imperatore e della abbominata imperatrice. I processionisti erano avviati al Palazzo d'Inverno. Giunti, il Gapone si gettò in ginocchio con la faccia atterrata del pregante. I cavalli dei cosacchi con i caracollamenti e gli acculattamenti avevano provocata la tempesta. Tutti s'aspettavano che alla lettura dei vogliamo dei lavoratori lo Czar si sarebbe fatto vivo con una risposta commossa. La Commissione fu subito dispersa. Lo Czar faceva rispondere dalla cavalleria a sciabolate e a revolverate: una strage. Un si salvi chi può. Gli operai venivano inseguiti da tutti i lati. Morti dovunque. Dovunque uomini, donne, ragazzi, icone rimasti sull'itinerario delle fughe a precipizio a documentare la nequizia czaresca.
      Se vogliamo tenere dietro alla codardia di Nicola dobbiamo correre fino alla vigilia del disastro imperiale. Allora noi ci troveremo nel "nido" dei pusillanimi effeminati del trono.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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