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      Nel libro di questo fattista religioso c'era una fortuna. Avrebbe avute tirature zoliane. Se ne cercava il manoscritto con somme favolose. La czarina lo faceva rincorrere da tutti i suoi limiers senza badare a spese. Gli editori imperiali offrivano 200, 300 mila rubli. Un ministro russo è andato al mezzo milione. Non si badava a somme. Ma l'autore non era preparato a cedere il suo collo al boia. Andò via, prese il largo, uscì dalla Russia e non permise neanche all'estero di dare una capatina ai suoi manoscritti. Un editore americano è andato oltre l'offerta del ministro Rasputin, che gli aveva scritto molte lettere documentali, gli aveva messo alle calcagna spioni, capaci di impadronirsi di lui anche sul suolo straniero. Non è che dopo la morte del pornografo imperiale che i suoi giustizieri hanno potuto indurre Eliodoro a cederlo o a pubblicarlo in Pietrogrado. Andò a ruba. Uscì simultaneamente in quattro lingue. Per la reggia fu uno scandalo senza precedenti. Il diarista non aveva avuto nè pietà nè veli. Latude, dalla Bastiglia, aveva fatto credere di essere pieno di "rivelazioni" sui personaggi della reggia, specialmente sulla Pompadour. Gli è costata la ripresa della Bastiglia. Il biografo di Rasputin non era un parolaio. Aveva caricato un 420 di fatti che dovevano far saltare la famiglia reale. Fu così. Il libro non appena in vendita fu di tutti. Tutti lo leggevano, tutti ne parlavano, tutti si domandavano se potevano essere fandonie della speculazione. Vi si facevano nomi, vi si narravano scene oscene, vi si trovavano le donne della più alta nobiltà e della più alta borghesia svestite, messe in letto col santocchione che troneggiava al palazzo di Zarkoie-Selo.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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