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      Malgrado il libertinaggio del monaco, le sue galanterie troiesche e le sue seduzioni, lo Czar rimaneva il suo intimo amico. Non parliamo poi della moglie. L'imperatrice Alessandra Feodorowna era la sua ganza. Rasputin la chiamava la sua "mamā". Eliodoro, il descrittore, diceva che l'Imperatrice era folle di lui. Si era perfino posta negli appartamenti la concubina di Rasputin per averlo pių sovente con lei. La concubina era una malmaritata, certa Vyrubov; figlia maggiore di un "dignitario" di Corte, divenuta la pių intima della Czarina e ammazzata con lei in Pietro e Paolo, la Bastiglia di Pietrogrado.
      Udite le confessioni del concupiscente monaco. "Quando vado dagli Czar passo tutta la giornata nella camera dell'imperatrice. L'abbraccio, essa mi stringe al petto, posa il capo sulla mia spalla e io me la porto in braccio per la stanza, come una bambina. Questo le piace e lo faccio molte volte. Vado anche di frequente nella camera dei ragazzi che mi adorano e coi quali gioco tutto il giorno. Quando vado dall'imperatore incontro qualche volta dei re stranieri. Una volta ne vidi uno nel gabinetto dello Czar ma non ho saputo chi fosse. Non l'hanno nominato. Ho salutato e sono andato dall'imperatrice.
      Il re del Montenegro mi ha visto in sogno. Era ammalato. Stava molto male. Ha visto in sogno un contadino che gli ha detto: sta di buon animo, fra tre giorni sarai guarito. E cosė č avvenuto. Lo ha scritto a sua figlia Militza. Questa ha preso il mio ritratto e glielo ha mandato. Il re del Montenegro ha risposto che il contadino era proprio Rasputin


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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