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      Vi dice tutto. Se siete amata, se avrete fortuna, se erediterete per la gioventù o per la vecchiaia.
      Rasputin era un novatore atavico. Portava nel suo sangue una caterva di preditori. Si era messo nella testa di avere una missione, di spegnere nella donna l'animalità sessuale. La sua teoria era pratica. Andava in letto e diceva alle signore che si sottomettevano all'azione, che per vuotarsi dei sensi maligni bisognava peccare. Vinceva le tentazioni delle signore altolocate con la fornicazione. Subìta la prova, divenivano invulnerabili come il guaritore. La donna si abbandonava e ubbidiva. La penitente era provocata con tutti i lenocinii della parola e del tatto. Egli la convertiva con i suggimenti, con gli allettamenti, con i titillamenti. Se resisteva a tutti questi piaceri carnali la donna era guarita. Si alzava rigenerata. Rasputin era sboccato. Molto sboccato. Si serviva del dizionario indecente dei libertini. Era un porcellone. Stuprava le orecchie delle vergini e delle sverginate. Provocava. Gli esempi rasputiniani sono infiniti. Una volta si è messo in letto fra due monache portate fuori da un convento claustrale. Le ha delibate e le ha restituite al convento come atte alla prova del fuoco. Più volte si immergeva nel bagno con più di una donna, le quali erano incaricate di provocarlo e constatare la sua passività. "La lotta contro la carne non era più per lui un godimento cristiano. - A me carezzare una donna diceva - non fa nulla. Per sottrarmi al peccato non faccio altro che guidare il desiderio dal ventre al cervello". Era il suo antidoto.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125