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      Aveva ufficiato un diacono. Molte lagrime erano state versate sulla tomba del "martire".
      I prodromi della rivoluzione erano nelle strade e nei palazzi. Si sentiva che la fine dello Czar era a poche ore di distanza. Due reggimenti in piazza, incaricati l'uno di ammazzare l'altro, hanno dato questo spettacolo al pubblico. Il comandante del reggimento imperiale ha detto: "Non posso comandarvi di tirare sui vostri fratelli, ma io sono troppo vecchio per mancare al mio giuramento!". Con una rivoltellata si fracassò il cranio. I suoi soldati lo avvolsero in una bandiera rossa. - Paolo Miliukof, storico, sociologo, deputato, uomo che sapeva a fondo sei lingue, storico autorevolissimo per i suoi studi sulla Russia, professore dell'Università di Mosca, autore dell'annata della lotta, con un programma legalista, vale a dire che non esigeva che un Ministero responsabile, contribuiva al colpo di Stato con un discorso nella gran sala Caterina che fu considerato il crollo della monarchia. Non era caduto nel fango che il Ministero dello Czar. La storia, diceva, non ha mai conosciuto governo tanto stupido, disonesto, vile e traditore. "Siate uniti", diceva alle folle accorse a udire il discorso. "Siate uniti voi pure soldati e ufficiali del nostro grande e glorioso esercito russo". L'assemblea ha voluto sapere da chi erano stati scelti come nuovi ministri. "Chi ci ha scelti? Nessuno. Se avessimo atteso l'elezione del popolo i nostri nemici sarebbero ancora al potere. È la rivoluzione che ci ha scelti.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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